La provincia Odia – The Defiance

Nei nostri primi anni in giro per i concerti, quando ogni palco di provincia era la tua woodstock e ogni bettola sembrava il CBGB, abbiamo stretto amicizia con molte band. Tra tutte, il legame più lungo e sicuramente uno dei più stretti, è rimasto coi The Defiance. Facevamo musica diversa, ma con la stessa attitudine, sopra e sotto il palco. Pubblichiamo un contributo di Pippo, cantante del gruppo e inguaribile romantico.

Se dico “C4” penso irrimediabilmente ad alcune tra le più belle esperienze musicali e umane della mia vita. E non perché si sia suonato davanti a migliaia di spettatori in palchi prestigiosi, a festival della madonna o qualche altra stronzata, no. Ma perché ricordo perfettamente come, nonostante le diversità musicali (al tempo i The Defiance suonavano un rock gaggissimo che se ci ripenso mi vengono i brividi sulla schiena), ogni volta che ci si incontrava alle sagre di paese, alle giornate dell’arte o alle assemblee di istituto, era una festa.

Su quei palchi siamo diventati amici, compagni e combattenti in una guerra invisibile che solo chi imbraccia uno strumento può coglierne appieno cause ed effetti. Eravamo mossi dalla stessa necessità che oggi ci guida, a distanza di più di dieci anni, a salire su altri palchi e a suonare con tutta la rabbia e la forza che si ha in corpo.

A distanza di più di dieci anni i C4 ci sono, belli romboanti e con delle new entry (non tanto new per la verità) nella formazione che sono un pezzo di cuore che continua a pulsare senza mai fermarsi.

L’ultimo EP è uno schiaffo in faccia a chi dice che il punk è morto e non ha più nulla da affermare. È un’esplosione di rabbia e dissenso contro chi negli anni ha sfruttato e risucchiato ogni litro di sangue da una terra martoriata dal colonialismo, interno ed esterno. Uno sfruttamento che ci ha fatti partire lontano e ha seminato desolazione e reso ancor più poveri e inermi i centri abitati.

Ma qualcuno resta. Resta sempre e lo urla a gran voce per render giustizia a una terra che quando ci nasci, non puoi togliertela via come un grumo di polvere sulla pelle, ce l’hai dentro e ti scorre in quel sangue che ti pomperà nelle vene fino a quando campi.

I C4 te lo urlano in faccia da più di un decennio perché lo devi capire che cosa vuol dire esser “Costruito in Sardigna”! In un modo o nell’altro resistiamo. Resistiamo da una vita alle sfide di un sistema che sforna ricchi senza coscienza e figli di papà che non sanno distinguere l’odore del mare, quello vero che ti toglie il fiato e ti mette pace appena lo inali, dalle esalazioni di un porto industriale. No, mi dispiace, “qui non c’è spazio per te!”